SEI CONNESSO?

Ciao a tutti

Questa volta vorrei parlare con voi di un tema molto attuale e per alcuni aspetti controverso: l’importanza (e l’invadenza?) dei social network.

Grazie a strumenti come Facebook, Twitter, Whatsapp, Instagram, Chaton ecc, abbiamo a disposizione una miriade di possibilità per comunicare con il mondo: persone lontane migliaia di km, persone perse nel tempo e miracolosamente ritrovate, persone sconosciute e personaggi noti con i quali intraprendiamo “un’amicizia” che si alimenta di “mi piace” e di “condivisioni”. Niente di male in tutto questo, è la nostra epoca che ce lo impone: chi non ha un profilo FB ? sfido chiunque sotto i 35 anni … L’85% degli adolescenti risulta iscritto a un social network, dice il “Libro bianco Media e Minori” dell’Agcom, i maschi più delle femmine, ed è Facebook il più amato per condividere materiale multimediale, con il 93% (segue, ma con distacco, Youtube). Vorrei porre l’attenzione non tanto sull’uso di queste piattaforme, ma sul “come” e sulla frequenza con cui vengono usate: pretendere che le conversazioni virtuali possano sostituire quelle reali e rimanere  “connessi”  tutto il giorno può diventare pericoloso per la socializzazione (ecco il paradosso) e trasformare una opportunità in dipendenza.

Internet ha rivoluzionato la nostra vita e per lo più in modo positivo: pensiamo alle persone che non possono muoversi da casa, che non possono viaggiare, che vivono in piccoli contesti lontano dalle grandi metropoli, persone per le quali avere accesso ad internet vuol dire essere in contatto con il mondo, conoscere realtà che altrimenti non potrebbero mai vivere, ma utilizzare i social network come sostituti di luoghi di aggregazione rischia di far perdere il contatto con la realtà.  Parlando solo attraverso i messaggi, i commenti alle foto e le chat, perdiamo irreparabilmente l’importanza e il significato del linguaggio del corpo, degli sguardi, dell’intonazione con cui vengono dette le parole: quante volte abbiamo male interpretato un messaggio solo perché non abbiamo potuto sentire il tono ironico o scherzoso delle parole?

Io ci sono passata, più volte ho discusso per niente, per avere male interpretato un sms e il mio cell è sempre connesso ma mai per telefonare! Ho cominciato con Fb, poi Instagram, Whatsapp, e solo quando ho cominciato a Twittare 6 ore di fila, mi sono accorta che forse avevo un problema ehhheheh. Questi social pretendono la simultaneità ovvero  la condivisione della notizia in tempo reale, ma se tu messaggi nello stesso identico momento in cui l’evento “avviene”, ti perdi l’evento stesso no?  E’ questo il paradosso a cui ti costringe l’iperconnessione!  Devi essere sempre sul pezzo ma perdendoti il meglio del”pezzo” stesso. Alla lunga è una grande fatica! Una volta guardavo una trasmissione televisiva in diretta e nel mentre twittavo in tempo reale confrontandomi con altri followers della trasmissione: beh alla fine mi sono accorta di non aver visto nulla del programma, facce, espressioni, colori ecc

Anche il modo di percepire la fotografia è cambiato: un tempo la fotografia cartacea veniva conservata come ricordo dell’esperienza, incorniciata, custodita e mostrata agli amici. Ora viene condivisa in tempo reale con il mondo intero, modificata con filtri che ne danno una parvenza artistica, gli amici degli amici possono appropriarsene …. e non essendo più interessati a quello che ci circonda, si fotografa solo sé stessi come per dire “io sono vivo” e parafrasando Cartesio ”condivido quindi sono”. Una serie infinita di scatti che riproducono sempre e solo sé  stessi  ( i cosiddetti “selfie”) …. come se il cellulare fosse uno specchio di sé stessi e non una finestra sul mondo come in origine era stato pensato.

Ma cosa ci spinge a condividere foto, pensieri, commenti, aforismi e non importa cosa? l’esigenza di ottenere una gratificazione immediata da parte dei nostri “amici”, attraverso un clik sulla icona “like”: più “mi piace” otteniamo più cresce la nostra autostima, più commenti ci sono più ci sembra di essere importanti e “smart “

Abbiamo perso il controllo delle nostre emozioni se bastano solo questi meccanismi a farci felici, ma soprattutto abbiamo perso la curiosità verso il mondo reale, verso le cose tangibili e non ripetibili .    Abbiamo paura di non essere accettati, abbiamo paura di un rifiuto e quindi gli amici dietro uno schermo sono più facili da gestire, fondamentalmente non ci conoscono anche perché decidiamo noi cosa mostrare e cosa no, in un rapporto fisico reale necessariamente devi metterti a nudo, mostrare le tue carte. Tengo a precisare che parlo anche di me, anch’io pur conoscendo tutto questo, non riesco a trattenermi dal fatto di rendere partecipe della mia vita intera degli emeriti sconosciuti… ora se siete d’accordo con me vi prego di cliccare “mi piace” altrimenti potete sempre togliermi l’ amicizia……

Martina

 

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