IL VIAGGIO
La nostra vita è programmata, stessa routine tutti i giorni casa scuola lavoro, non abbiamo mai tempo sufficiente per fare ciò che ci piace veramente, per sperimentare nuove esperienze, per ascoltare nuovi suoni, per sentire nuovi odori, ma c’è un momento nel quale tutto questo può prendere forma e costituire una nuova esperienza sensoriale: il Viaggio.
Fin dai tempi del “Grand Tour” (viaggio intrapreso dai figli della nobiltà inglese del ‘700 alla scoperta dell’Europa) il viaggio è sempre stato una forma di scoperta, a quel tempo la scoperta era prevalentemente rivolta alla conoscenza estetica di un luogo, ora il viaggio significa vivere un’esperienza emozionale molto più intensa, dove tutti i sensi sono coinvolti, dalla vista di nuovi paesaggi, colori, forme, all’olfatto e al gusto nell’assaporare nuovi cibi, al sentire nuovi suoni di musiche, rumori, voci e perfino silenzi differenti.
Noi, nella quotidianità ricopriamo dei ruoli che ci impongono determinati atteggiamenti e comportamenti che richiedono serietà e formalità, che ci impediscono di esprimere la nostra vera anima in piena sincerità e naturalezza. Se durante la routine quotidiana abbiamo degli orari e dei ritmi di vita prestabiliti, il viaggio invece rappresenta una frattura di queste regole, un momento in cui possiamo sperimentare l’idea di libertà.
Quando si decide di partire per una destinazione sconosciuta, per una città mai visitata prima, per un luogo che abbiamo visto solo in foto, due sono le sensazioni che proviamo: l’eccitazione della scoperta e il timore del cambiamento, anche se temporaneo, perché una parte di noi vede il cambiamento come qualcosa di negativo come qualcosa che necessariamente interrompe le “comode” abitudini che ognuno di noi si crea nel proprio ambiente abituale.
Quante volte, personalmente, ho vissuto il cambiamento come qualcosa di non voluto e di non desiderato per poi accorgermi invece che il cambiamento è soprattutto qualcosa che aiuta a scoprire se stessi ed è proprio questo che accade durante il viaggio, perché ci si mette in gioco sperimentando nuove situazioni che nel bene o nel male mettono in discussione le idee costruite prima della partenza.
Mi divertirò? quali persone incontrerò? cosa mangerò? è un posto sicuro?
Il solo pensiero di affrontare un viaggio, ore e ore di auto o di aereo, persone sconosciute che affrontano la stessa esperienza, fa si che si generi una sensazione di libertà verso ogni aspetto della vita quotidiana, quindi tenderemo a compiere azioni che solitamente non faremmo mai, come ad esempio non sentirsi in obbligo a svegliarsi o mangiare ad una certa ora, assaggiare nuovi piatti con nuovi ingredienti che non avremmo mai assaggiato, ascoltare nuovi suoni, percepire nuovi odori, vedere nuovi colori, ma soprattutto interagire con popolazioni dagli usi differenti, entrare nella mentalità della gente che ci ospita (questo accade naturalmente nei viaggi non organizzati da qualche tour operator nelle varie formule all inclusive che non permettono il contatto con la gente del luogo).
Tutto questo è il viaggio, un cambiamento, seppur temporaneo, delle nostre abitudini e quindi di noi stessi che poi, una volta ritornati a casa, raccontiamo con eccitazione, gioia e stupore, proprio perchè, anche solo per un momento, ci ha cambiati, ci ha arricchiti.
A parer mio il viaggio può essere visto come qualcosa capace di generare in noi curiosità verso ciò che non si conosce e di conseguenza modificare la nostra percezione del diverso,come qualcosa che possa arricchire e non demolire le nostre certezze, una parentesi durante la quale siamo disposti a cambiare , ad essere aperti al diverso, all’ignoto .
Tanti sono gli scritti che parlano del viaggio come forma di scoperta, soprattutto interiore, ma una citazione su tutte mi ha colpito:
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi.” (Voltaire).
Solo se noi siamo disposti a cambiare la visione del nostro piccolo mondo conosceremo noi stessi davvero fino in fondo e affronteremo realmente il nostro viaggio“